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Mi affascinanogli oggetti che permettono di attraversare il tempo e lo spazio.
Le scarpe e gli accessori di scena vivono una temporalità fuori dal comune; sono utilizzati per un periodo, poi riposti in scatole e infine riutilizzati per interpretare altri ruoli.
Da qui è nato il mio desiderio di fotografare diversi archivi di scarpe tra Londra e New York.
Io non scatto still life, gli oggetti non sono allestiti secondo precise regole spaziali, disposti su una superficie, un tavolo o una mensola, in modo da conferire all’oggetto un carattere di monumentalità.
Nelle mie fotografie, al contrario, le scarpe si presentano posizionate in modo confuso, senza nessuna teatralità, ma in modo ordinario, caotico a volte. L’inquadratura è molto ravvicinata, fino ad isolare l’oggetto, escludendo totalmente lo spazio in cui è conservato.
Le mie sono le scarpe dorate delle favole e dei sogni delle bambine, popolati di principi e di principesse, di storie e di ruoli, immerse in una malinconia simile a quella della fiaba delusa.
Questo progetto per me è una poesia sull’oggetto sospeso nel tempo, sull’oggetto che consente il viaggio nel tempo.
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This project is a poem about objects with no time and place, objects that let you time travel.
My shoes are the shoes of the fairy tales portraied with a nostalgic and melancholic eye.
NYC, LONDON, OSLO - 2017